Imu sui macchinari industriali
L’Imu sui macchinari industriali non c’è più
Aveva fatto preoccupare in misura significativa le imprese e le aziende di tutta Italia, ma – complice l’intervento diretto di Giorgio Squinzi, patron di Mapei e grande capo di Confindustria, che ne aveva chiesto la rimozione – l’Imu sui macchinari industriali non c’è più, essendo stata cancellata da un emendamento alla legge di stabilità che la Commissione Bilancio a Palazzo Madama ha approvato poche settimane fa. Una vittoria per il governo, che si era speso attivamente per intervenire sulla questione (il viceministro dell’Economia Enrico Morando, del Pd, si era espresso in tal senso), anche se bisognerà capire come trovare le coperture necessarie a sopperire ai buchi con cui dovranno fare i conti i Comuni che fino al 2014 potevano ricevere il denaro relativo all’imposta.
Cosa cambia
Quel che è certo è che le aziende non dovranno più pagare l’Imu sui macchinari industriali. La richiesta delle imprese era molto semplice: far sì che la norma risalente al 1939 che imponeva l’inserimento dei macchinari imbullonati nel conteggio della rendita catastale venisse interpretato in modo tale che venisse considerato che le costruzioni stabili e i fabbricati sono formati dal suolo e dagli elementi che sono connessi a essi strutturalmente. In questo modo, infatti, non concorrono alla determinazione delle tasse da pagare per la rendita catastale i macchinari e gli impianti che non sono strutturalmente connessi ai fabbricati e che, a prescindere dalla modalità di connessione al suolo, possono essere staccati da esso, smontati e trasferiti da un’altra parte senza che la loro funzione economica venga modificata.
Una situazione non rosea
Con l’applicazione dell’Imu sui macchinari industriali, insomma, la situazione per le imprese era tutt’altro che rosea, tenendo conto anche del fatto che, con il passaggio da Ici a Imu, la tassazione degli immobili strumentali aveva conosciuto – a livello locale – un aggravio molto significativo, viste le duplicazioni del prelievo della Tasi (con distorsioni annesse) sulle aree produttive e il proliferare dei moltiplicatori catastali. Insomma, il governo con l’eliminazione dell’Imu sui macchinari imbullonati ha scelto di andare incontro alle richieste degli industriali pur dovendo affrontare le conseguenze di un’entrata in meno.
La soddisfazione di Squinzi
Non potrà che essere soddisfatto, quindi, Giorgio Squinzi, che in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore a dicembre aveva richiesto in maniera secca una maggiore certezza delle norme e una semplificazione del diritto. Un aspetto per certi versi tragicomico dell’Imu sui macchinari industriali, infatti, era che tale tassa non veniva richiesta in ogni zona d’Italia (essendo di tipo locale): ciò vuol dire che alcune amministrazioni sceglievano di farla pagare e altre no, con conseguenze facilmente immaginabili a livello di regolarità della concorrenza tra aziende dello stesso settore. Ora, per fortuna, lo scenario è mutato.
Grazie a MyMachinery.net per averci affiancato nella stesura di questo articolo.